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La decisione dell’Antitrust di aprire una istruttoria sugli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Firenze, Roma e Torino è l’ennesima dimostrazione che la bizantina applicazione delle norme in Italia nasconde la consueta politica (e pratica) di essere deboli con i forti, forti con i deboli.

In questo  atto ci sono premesse evidentemente errate, (clamorosa quella di considerare gli Ordini professionali “associazioni d’impresa”) e c’è una evidente ignoranza riguardo alla realtà professionale italiana e al suo mercato, dove vige una concorrenza spietata spesso a danno della qualità e della sicurezza dell’abitare.

Grave è che, ancora una volta, un’Autorità pubblica, dedichi il suo tempo e le sue risorse a rincorrere i fantasmi di un inesistente trust di 150 mila architetti, mentre i cittadini italiani sono vittime quotidiane di vere intese restrittive della concorrenza e alterazioni del mercato, che spesso abbiamo denunciato e che l’Autorità non vede, o non vuole vedere.

Tra gli esempi citati il fatto che il 99 per cento degli architetti italiani siano esclusi dalla possibilità di accedere al mercato dei lavori pubblici, avendo la norma artatamente innalzato le condizioni di accesso con l’evidente intenzione di limitarlo a pochi eletti; la vendita  sul web di prestazioni professionali come la certificazione energetica a 40 euro; e  le attività di dumping ripetute su tutto il territorio nazionale con la complicità della P.A., in gare con sconti fin’oltre il 90% o addirittura gratuite.

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